INFORMAZIONE IMPORTANTE SU NUOVO CEPPO HIV 1
Moderatori: AnlaidsOnlus, Claudia Balotta, ANLAIDS
INFORMAZIONE IMPORTANTE SU NUOVO CEPPO HIV 1
RITRAGGO QUESTA NOTIZIA PUBBLICATA DAL SITO DELLA LILA CHE SERVIRA SICURAMENTE A RASSERENARE I VARI PARANOICI COME ME
Nei giorni scorsi è apparsa una notizia, riportata qui da “studente”, che destava non poche perplessità. I giornali e le agenzie di stampa hanno parlato di una nuova variante del virus HIV-1 che è stata identificata per la prima volta nel laboratorio di Biologia Molecolare del Dipartimento di Medicina Trasfusionale e di Ematologia (DMTE) dell'Azienda Ospedaliera 'Manzoni' di Lecco. Autrice della scoperta la biologa Barbara Foglieni con i suoi collaboratori. La variante, frutto della ricombinazione di due ceppi diversi del virus, è stata riportata come una “scoperta di particolare importanza perché – secondo ciò che si leggeva – il virus dimostrava la proprietà di 'sfuggire' all'identificazione da parte di alcuni test di laboratorio”.
Data così la notizia ci aveva lasciati molto perplessi poiché dagli articoli dei giornali on-line e dalla ricerca che abbiamo immediatamente fatto in rete non riuscivamo a capire di cosa si stava parlando con esattezza.
Finalmente oggi pomeriggio siamo riusciti a parlare con la dott.ssa Foglino e quindi vi aggiorno sul contenuto della telefonata.
Innanzitutto non si tratta di una questione legata ai test sierologici ma ad una pcr.
Ciò che è accaduto è che ad un risultato positivo del test elisa hanno proceduto con una pcr per la rilevazione della carica virale ed a quel punto la pcr è risultata negativa, come se non ci fosse il virus. (mi scuso se il linguaggio non è rigorosamente scientifico ma spero che sia comprensibile il senso). A questo punto poiché le cose non tornavano hanno fatto ulteriori indagini e hanno scoperto che si trattava di una combinazione di due genotipi (una reinfezione molto probabilmente). Da qui la collaborazione con l'Università di Cambridge per uno studio di sequenziamento genico. In realtà esistono altri casi in letteratura di varianti del virus ma non è messa in discussione la capacità dei test diagnostici di rilevare la positività.
La dott.ssa Foglino, che è stata molto gentile e disponibile, non si è ovviamente dilungata in particolari tecnici perché, comunque, lo studio sarà pubblicato.
Il dato che ci sembra importante chiarire, almeno per quanto riguarda noi, è che non si tratta di un problema legato ai test di screening poiché i test sierologici (elisa e p24) hanno marcato la positività all’hiv a prescindere dalla variante.
Spero che la sintesi sia sufficientemente chiara.
Il laboratorio di Lecco ha già informato la casa produttrice del kit per la pcr da loro utilizzata ma, come ha sottolineato anche la dott.ssa Foglino, si tratta di casi rarissimi ed imprevedibili.
Nei giorni scorsi è apparsa una notizia, riportata qui da “studente”, che destava non poche perplessità. I giornali e le agenzie di stampa hanno parlato di una nuova variante del virus HIV-1 che è stata identificata per la prima volta nel laboratorio di Biologia Molecolare del Dipartimento di Medicina Trasfusionale e di Ematologia (DMTE) dell'Azienda Ospedaliera 'Manzoni' di Lecco. Autrice della scoperta la biologa Barbara Foglieni con i suoi collaboratori. La variante, frutto della ricombinazione di due ceppi diversi del virus, è stata riportata come una “scoperta di particolare importanza perché – secondo ciò che si leggeva – il virus dimostrava la proprietà di 'sfuggire' all'identificazione da parte di alcuni test di laboratorio”.
Data così la notizia ci aveva lasciati molto perplessi poiché dagli articoli dei giornali on-line e dalla ricerca che abbiamo immediatamente fatto in rete non riuscivamo a capire di cosa si stava parlando con esattezza.
Finalmente oggi pomeriggio siamo riusciti a parlare con la dott.ssa Foglino e quindi vi aggiorno sul contenuto della telefonata.
Innanzitutto non si tratta di una questione legata ai test sierologici ma ad una pcr.
Ciò che è accaduto è che ad un risultato positivo del test elisa hanno proceduto con una pcr per la rilevazione della carica virale ed a quel punto la pcr è risultata negativa, come se non ci fosse il virus. (mi scuso se il linguaggio non è rigorosamente scientifico ma spero che sia comprensibile il senso). A questo punto poiché le cose non tornavano hanno fatto ulteriori indagini e hanno scoperto che si trattava di una combinazione di due genotipi (una reinfezione molto probabilmente). Da qui la collaborazione con l'Università di Cambridge per uno studio di sequenziamento genico. In realtà esistono altri casi in letteratura di varianti del virus ma non è messa in discussione la capacità dei test diagnostici di rilevare la positività.
La dott.ssa Foglino, che è stata molto gentile e disponibile, non si è ovviamente dilungata in particolari tecnici perché, comunque, lo studio sarà pubblicato.
Il dato che ci sembra importante chiarire, almeno per quanto riguarda noi, è che non si tratta di un problema legato ai test di screening poiché i test sierologici (elisa e p24) hanno marcato la positività all’hiv a prescindere dalla variante.
Spero che la sintesi sia sufficientemente chiara.
Il laboratorio di Lecco ha già informato la casa produttrice del kit per la pcr da loro utilizzata ma, come ha sottolineato anche la dott.ssa Foglino, si tratta di casi rarissimi ed imprevedibili.